Da giovedì 26 aprile a martedì 8 maggio 2018
Centro dell’Incisione Alzaia Naviglio Grande Milano
Fulvio Tomasi – “ESCO UN ATTIMO”
Comunicato stampa_EscoUnAttimo
Mondi indispensabili
L’occhio dell’artista ci guarda incuriosito: affiora come un investigatore alla ricerca di verità celate dall’anima più profonda della carta, dalle trame impalpabili della superficie bianca del foglio. Dove stai andando – sembra chiederci – dentro o fuori il tuo piccolo universo, contradditorio, divertito, spaventato? Il vortice cui Tomasi a tratti affida le sue figurazioni, dalle forme geometriche che accentuano l’elemento estraniante, può apparire come un divertito gioco tonale, a piani sovrapposti concentrici, che si intersecano tra loro in una raffinata ma quanto mai improbabile visione di realtà. Ma quello dell’artista triestino non è vezzo estetico, la sua è una riflessione puntuale, ironica, sagace sul motivo scelto. Entrare nel suo mondo è operazione difficile ma indispensabile, così come è necessario entrare nella storia della sua terra, aperta al mondo, lungo le strade di una Europa senza confini, ma nel contempo profondamente riservata e silenziosa. Sfugge qualcosa nell’eterna trama delle relazioni umane e interpersonali così come sfuggono ad ognuno di noi alcuni aspetti del nostro intimo, del nostro vissuto interiore; il nostro universo dialoga con un altro, il mondo fuori da noi, a tratti incomprensibile, talmente lontano da inghiottirci in un caos di sentimenti, tensioni, paure, ma nel contempo indispensabile. Ma Tomasi non si lascia attirare nella morsa dell’inquietudine, lui ha capito che solo il ridere è l’unica forma di redenzione possibile, la via di fuga sostenibile. E’ il suo un ridere consapevole, quasi una forma di catarsi; i suoi compagni di viaggio galleggiano sul mare di un’esistenza che a tratti è caotica, altre volte è colpita da un vento gagliardo – come la bora- altre volte danzano, si ritrovano davanti ad un caldo caffè, attendono quasi rassegnati che arrivino gli altri. Le sue opere hanno un valore fortemente iconico ma anche simbolico testimoniando la capacità di trattare la materia incisoria come linguaggio duttile e plasmabile. Nella ricerca più che ventennale dell’artista ritroviamo l’attenzione per l’illustrazione, il fumetto, recuperiamo la storia di un mezzo, quello calcografico, versatile e proprio per questo quasi eterno, nel suo modularsi e felicemente adattarsi come un abito morbido e calzante. Vedo e Ti vedo con occhi introspettivi e profondi, porte aperte sull’anima: i neri, i grigi sfumati persino il bianco diventano elementi cromatici in un mondo di linee, piani, superfici e il bianco su nero si trasforma in lingua e narrazione. I limiti propri dei comportamenti umani, fatti di piccole meschinità, superstizioni, paure sono rappresentati simbolicamente dalle deformità delle figure umane, grandi occhi su teste che campeggiano con dimensioni irreali in uno spazio immateriale; non c’è tempo né luogo in questo andare fuori e dentro se stessi. La tradizione entra poi in dialogo che l’originalità compositiva e tematica delle opere di Tomasi anche nella sua passione per le lettere: appaiono come enigmatiche didascalie, si pongono come chiose di un immaginario testo letterario a spiegazione, se ve ne fosse necessità, di quanto raffigurato. Non poteva allora mancare l’oggetto libro, quel “libro d’artista” che è dialogo tra immagine, scrittura, arti visive, un dialogo che ha percorso tutto il Novecento sino a qui. Con la complicità sapiente e meticolosa di Luciano Ragozzino, anch’egli incisore, ora nella veste di editore e stampatore di pregevoli volumi, contenti testi e grafiche originali, Tomasi ha dato vita a Lento, un raffinato oggetto che porta con sé i tratti salienti della sua personalità e della sua ricerca artistica. La parola sembra sottesa nelle sue opere, i cui titoli spesso prendono spunto da giochi di lettere composte tra loro. Accanto alla calcografia troviamo poi nella sua produzione anche il disegno, in una continuità linguistica che riesce magistralmente a penetrare nelle pieghe di una visione onirica quasi surreale.
Patrizia Foglia
Dal 12 dicembre 2017 al 26 gennaio 2018
Dal 3 dicembre 2017 al 2 gennaio 2018
Doppio Gioco
Il fascino dell’incisione è l’astrazione che il bianco della superficie e il nero dell’inchiostro sottendono. Per la sua stessa natura si avvale di due procedimenti perfettamente contrarî: può essere in cavo o in rilievo, in un doppio gioco di capacità espressive che si amplificano grazie a una possibile moltiplicazione ponendoci di fronte a un’opera che potenzialmente non è unica. Inoltre ogni segno rimane sulla lastra per sempre, senza possibilità di essere cancellato, ritoccato, modificato a posteriori.
Per le sue intrinseche caratteristiche l’incisione fa suo quel procedimento «in negativo» che Plinio il Vecchio riconosce come nascita della pittura, come atto di circoscrivere l’ombra, sublimando il disegno, il segno grafico.
Nel suo fare puntiglio, preciso, ritmico Fulvio Tomasi ci introduce, foglio dopo foglio, stampa, dopo stampa, in un universo d’ombre, sotterraneo, labirintico quanto l’inconscio freudiano.
Entrare nel mondo di Fulvio Tomasi è avanzare per ironici paradossi. Le figure s’inventano attorno alle loro teste. Le teste si formano attorno agli occhi. Gli occhi si amplificano attorno al nero delle pupille. Uno spazio ne fagocita un altro. Un anfratto apre su una voragine. Un’ombra illumina la luce. Lo spazio si costruisce in un gioco di segni che ci portano verso il baratro. Paure, pregiudizi, superstizioni, tabù segnano i nostri limiti, confinandoci nel ridicolo emanato della nostra stessa pochezza. Il nero ingigantisce, esaspera i tratti, come le ombre creano figure deformi che alimentano le nostre paure come la legna il fuoco.
Nell’alternanza di zone chiare e scure disegna oggetti, persone, animali e contemporaneamente ci parla di qualcosa di incorporeo, che diventa reale solo perché può essere guardato, e quindi rappresentato, ma che non è necessariamente tangibile.
Gli esseri umani si deformano trasformandosi in creature altre, diverse, difformi.
L’ombra ne sottolinea la corporeità a garanzia della loro consistenza, della loro stessa esistenza. Ma in fondo non sono che esteriorizzazioni di introspezioni e demoni che abitano le nostre anime e i nostri luoghi.
L’amplificazione del bianco, puro, tagliente risulta essere uno strumento per evidenziare le peculiarità e i limiti dei personaggi. L’iperbolizzazione dei contrasti e l’esagerazione dei volumi sono le chiavi di lettura dei nostri eccessi e lo stesso colore, che inizia a fare capolino, non è altro che una sottolineatura, un rimarcare le nostre contraddizioni e le nostre non-possibilità.
Isabella Bembo
Dvojna Igra
Čar gravure je nedvomno v abstrahiranju beline površja in črnine obrisov. Postopek temelji na dveh nasprotjih: vdolbeni in reliefni površini. Gre za dvojno ustvarjalno igro, ki ravno zaradi možnosti razmnožitve ponuja nešteto izraznih oblik. Umetnine so zato večplastne in nikoli niso edinstvene. Poleg tega vsak znak ostane na matrici za vedno, nemogoče ga je naknadno izbrisati ali popraviti. Pri graviranju umetnina nastaja iz negativa. Plinij Starejši je trdil, da ta postopek predstavlja začetek slikarstva. Gre za poskus omejevanja temine in sublimacije motivov, grafičnih znakov. Fulvio Tomasi nas s svojim natančnim in ritmičnim ustvarjanjem z vsako tiskovino in z vsakim listom popelje v svet senc, v podzemni svet, ki je zapleten kakor freudovska podzavest.
Svet Fulvia Tomasija je svet ironičnih paradoksov. Podobe nastajajo okrog glav. Glave dobivajoobliko okoli oči. Oči se širijo okoli črnine zenic. En prostor prehaja v drugega. Ožine se širijo v globeli. Sence osvetljujejo prostor. Prostor nastaja v igri potez, ki nas vodijo v prepad. Človeška omejenost se kaže v strahovih, predsodkih, vraževernosti in tabujih, ki nas priklepajo v omejen, nepomemben svet. Črna barva povečuje in poudarja poteze, sence pa ustvarjajo pokvečene oblike, ki nas navdajajo s strahom in prilivajo olja na ogenj.
Z alternacijo svetlobe in teme umetnik zarisuje predmete, osebe in živali, obenem pa pripoveduje o netelesnosti. Ta je del resničnosti v kolikor jo lahko vidimo in torej upodobimo, istočasno pa ni nujno oprijemljiva.
Človeške figure se deformirajo in se spreminjajo v drugačna, brezoblična bitja.
Sence poudarjajo njihovo telesnost in so dokaz, da te figure res obstajajo, čeprav so samo izraz
človeškega samoopazovanja in demonov, ki prebivajo v naši duši in v naši intimi.
S čisto in rezko belino umetnik poudarja posebnosti in omejenost svojih likov. Močni kontrasti in pretirana velikost sestavnih delov njegovih umetnin sta ključ za razumevanje človeških ekscesov, barva, ki se postopoma prikrade v umetnikova dela, pa zgolj poudarja človeška protislovja in naše (ne)zmožnosti.
Isabella Bembo
Dal 23 novembre 2017 al 31 gennaio 2018